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Bluesky e le spunte di verifica

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Bluesky e le spunte di verifica

Bluesky cambia passo e introduce la verifica degli account più noti, ma non senza qualche polemica. Dopo mesi di hype, la piattaforma social più amata dai transfughi di Twitter apre alla famigerata spunta blu – e con essa, al dibattito che da sempre divide internet: la verifica è una tutela o solo uno status symbol?

Il nuovo sistema prevede una doppia opzione. Da un lato gli utenti possono fare richiesta tramite form (purché l’account sia attivo, completo e ovviamente autentico; dall’altro, le organizzazioni possono diventare Trusted Verifiers e gestire direttamente la verifica di terzi. I test sono già iniziati con nomi noti come The New York Times e Wired. Ma a rendere tutto meno verticale c’è anche l’opzione DIY: più di 270.000 utenti si sono già auto-verificati usando un dominio come handle.

Tuttavia, resta anche una zona grigia. I criteri sono volutamente vaghi. E il fatto che Bluesky non risponde se la richiesta viene respinta non aiuta la trasparenza. In sostanza, si apre la porta a una selezione arbitraria, proprio ciò che molti utenti speravano di evitare.

La piattaforma dovrà muoversi con cautela se vuole evitare di ripetere l’effetto X (ex Twitter), con la creazione di gerarchie, badge sventolati come simboli di potere e community divisa tra verificati e non.

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